Chi lavora in un’azienda grande,
una multinazionale nel mio caso, è portato a pensare che le persone che
detengano il potere siano quelle che occupano una posizione alta e poco
affollata nell’organigramma aziendale – già chiamato “piramide insidiosa” nel
post dedicato alla mia figura professionale preferita (il manager).
Certo, ovvio, chi sta lassù
decide cosa farti fare, quando fartelo fare, come fartelo fare, dove fartelo
fare; il tutto secondo un disegno ben preciso – che non può spiegarti perché
tanto dalla tua posizione inferiore non capiresti. E soprattutto stabilisce,
complice il reparto personale, quanti soldi metterti in banca ogni mese. Ecco
quindi schiere di impiegati che portano rispetto silenti e agiscono per il bene
proprio e per quello sacrosanto dell’azienda.
Ma chi in realtà tiene in mano le
sorti di ogni singola giornata lavorativa non è il grande capo. Non ci avete
mai pensato? Gli impiegati di livello molto basso spesso col capo non ci
scambiano più di una parola alla settimana e se ricevono una sua mail, questa è
stata mandata a tutti oppure è immediatamente seguita da una seconda mail con
scuse e richiesta di ignorare e dimenticare quanto letto. Ci sono invece figure
con cui si è costretti ad avere a che fare spesso e che, in un modo o
nell’altro, possono influenzare la tua esistenza aziendale quotidiana.
Nella mia azienda tedesca sono
sostanzialmente tre le persone che detengono il potere.
Una è la segretaria del direttore
generale, Frau Sältermann.
Frau Sältermann, oltre ad
adempiere il suo ruolo di assistente personale del gradino più alto che un
impiegato possa anche solo immaginare, con tutta la responsabilità che questo
comporta più annessi e connessi, ha il compito speciale di organizzare la festa
di Natale dell’azienda. È lei che decide di che colore saranno gli addobbi,
come si vestiranno gli uscieri, cosa ci sarà da mangiare e quale sarà il
programma di intrattenimento a cui un gruppo attentamente selezionato di
dipendenti deve prendere parte attiva. Ecco: se il tuo nome finisce sulla
scrivania della Sältermann, sei finito. L’anno scorso uno di quei nomi era il
mio. Tirarsi indietro è escluso: potrebbe vendicarsi rendendo impossibile
qualsiasi tipo di contatto con il direttore generale - carriera rovinata.
Quando arriva la chiamata di Frau Sältermann devi immediatamente lasciare
quello che stai facendo e precipitarti nel suo ufficio. Poi, dopo aver
esercitato il suo diritto di censura sul progetto che ti ha obbligato a mettere
giù in una notte, dopo la febbrile esposizione del da farsi in merito a trucco,
parrucco, microfoni e luci, dopo averti fatto intendere che tutto questo casino
è per soli 4 minuti al massimo di show ma che anche le cose piccole vanno fatte
bene, finalmente ti concede un privilegio che pochi possono vantare: visitare
le cantine dell’azienda alla ricerca di costumi sepolti in cumuli di polvere e
sporcizia. Ti verrà a riprendere tre ore più tardi.
La seconda è la cassiera della
mensa, Frau Arschinck.
Frau Arschinck ha il potere di
decidere quanto costerà il tuo pranzo. Per lei il prezzo sul cartellino non
conta, è solo una base da cui partire procedendo esclusivamente al rialzo. Se
per lei l’insalata è troppo “alta”, perché hai sforato di mezzo millimetro il
bordo della ciotola, ecco che ti vedi addebitare un bel 50 centesimi. Se
secondo lei il sugo della pasta è più buono del solito, non manca di aggiungere
un piccolo sovrapprezzo gourmet e lo stesso vale se hai preso solo un contorno
invece del piatto intero con la carne: paghi il prezzo intero perché sei un
ignorante, magari pure vegetariano, che non sa apprezzare le prelibatezze
aziendali. Ti verrebbe voglia di fare questioni e metterti a litigare ma non
puoi perché Frau Arschinck ti ha plagiato: i primi mesi si è dimostrata
gentilissima, ti ha sempre elargito sorrisi e cortesia e augurato tutto il
meglio per un pranzo sereno e di tuo gusto; praticamente è stata la tua prima
amica al lavoro. E quando sa di averti cotto a puntino con le sue subdole
smancerie, ti sferra uno dei suoi attacchi a colpi di battimento di cassa. La
soluzione è andare dall’altra cassiera, meno sorridente ma sicuramente più
rigorosa in fatto di prezzi. Il problema è che tutti in azienda sanno che il
pasto da Frau Arschink costa di più e quindi la pausa pranzo si passa per metà
in coda, mentre Frau Arschinck grida a squarciagola che da lei non c’è nessuno
– a meno che non si stia arruffianando i nuovi arrivati.
La terza è la receptionist, Frau
Behuse.
Frau Behuse è la più potente di
tutte. È la prima persona che vedi quando arrivi e l’ultima quando te ne vai.
Se il buon giorno si vede dal mattino è a lei che lo dobbiamo. Quando le passi
davanti ricambia il tuo saluto solo se sei una persona importante o se sembri
tale, cioè se indossi abiti all’apparenza costosi, cammini su tacchi
trampolinici e porti un make-up da diva di Hollywood. Altrimenti il suo sguardo
rimane perso nel vuoto. Sarebbe molto più semplice non salutarla invece di
irritarsi tutte le mattine per la sua maleducata freddezza e tornare a casa con
umore ancora più nero la sera; e invece non puoi: perché per prenotare una sala
riunioni è da lei che devi andare. Ma facendo molta attenzione. A me è capitata
la sventura di aver bisogno di una sala per un impegno improvviso; così, non
riuscendo a trovarla al telefono, sono andata personalmente alla reception,
nonostante i jeans e le scarpe da ginnastica. Era a pochi metri, in cucina, che
preparava il caffè per un’altra sala riunioni. “Scusi Frau Behuse, avrei
urgentemente bisogno di una sala”. Frau Behuse si gira, mi squadra, e
sprezzante mi dice “ma non lo vedi che sto facendo il caffè, torna più tardi!”.
Ma come si permette di darmi del tu! Dai Mari, falle vedere chi sei, respira e
reagisci. “Mmmi-mi-mi scu-scusi, mm-ma a me servirebbe addd-adesso” – dio che
vocina stridula che mi è uscita. Frau Behuse sbuffa, si dirige verso la
scrivania mugugnando improperi, e irata chiede “Per chi è la sala” – “È per
me!” – “Sì ma a te chi ti manda, per chi fai l'Azubi (cioè
l'apprendista-praticante alias “schiava ignorante”)?” – “Le ho detto che la
sala è per me, ho una teleconferenza con Berlino fra 10 minuti. Prenoti la sala
a nome Gambini, Dottoressa Gambini, p-p-per fa-fa-favore”. Frau Behuse scuote
il capo diabolica “Fatto, vada nella sala 8… ma il caffè te lo puoi scordare!”