Hallo Sole sì ja ja tschüss





L'altro giorno il crucchino cercava di dirmi qualcosa. 

* Mamma te-e-phon ciole!
- Ah sei al telefono? Con chi, con il nonno?
* Nein mamma, ciole!
- Chi?!?
* Ciole mamma! Ciole!
- Eeeeh!?!? Con un signore?
* Nein mamma, ciole ciole!
- Cosa?!?
* Ciole mamma, Sonne!
- Sei al telefono col sole, amore?
* Ja Mamma, ciole!
- Wow ma che bello! E cosa dice il sole?
* Tchüss!

Il sole ha detto ciao (nel senso di bye bye). Non lo vediamo da un paio di settimane ormai e l'ultima volta che si è degnato di farsi vedere, dopo qualche ora è venuta giù una tempesta di neve polare. 

Il giornale online berlinese "il Mitte" dice, linko e cito testualmente che qui anche senza essere un ministro si rischia grosso, "Quello in corso è, per la Germania, l’inverno più grigio degli ultimi sessant’anni". E chiede: "Avete la sensazione di essere intrappolati da mesi chiusi sotto ad una cupola oscura?


Ma non solo. A volte mi sento come uno degli angoli di una scatola di cartone, la cavità in cui si incontrano i lati, che è sempre nera perché li ci si accumula tutto lo sporco. E se non la si pulisce ogni tanto il nero diventa indelebile, uno strato di buio che fa vedere tutto lontano e ostile. L'incupimento diventa avversione, la diffidenza diventa paranoia. I lati belli della scatola che ci circonda vengono miseramente dimenticati. 

Come ritrovare la speranza? Me lo insegna magistralmente il crucchino con un'innocenza spiazzante: se il sole non si fa vedere da tempo, basta fargli una telefonata, fosse anche solo per sentire come sta.