Where are you from guys?




Torna un racconto d'oltre cavolo dopo una pausa vacanziera a New York.
Domande e risposte introduttive:
"Come mai non hai scritto niente da NYC sul tuo blog?" 
Eh, no! I Racconti d'oltre cavolo parlano di Germania e tedeschi! L'unica cosa crucca che ho osservato nella Grande Mela è che gli americani sono ossessionati dai Pretzel (con la P, non con la B) e li vendono ovunque e di mille tipi.
"Scrivi poco però, non ti sembra che dovresti pubblicare di più?"
È vero, lo ammetto, scrivo solo quando ho tempo e voglia. Non mi piace scrivere tanto per farlo ma preferisco tenermi per qualcosa d’interessante da raccontare e, soprattutto, mi piace farlo bene, con tutti i crismi grammaticali, lessicali e sintattici - e con un po' di stile che non guasta mai (io ci provo almeno). 
"Perché i Racconti d'oltre cavolo si chiamano così?"
No comment.

Ora il racconto.

Avere a che fare con gli americani, newyorkesi nel mio caso, per la prima volta dopo anni di vita e contatti con gli amburghesi è a dir poco spiazzante. Entri in un negozio, bar, ristorante, bagno pubblico e tutti ti accolgono con sorrisi al bicarbonato e ti chiedono "how are you?". Poi la risposta non è che l'ascoltino e, anzi, ho visto che addirittura alcuni rispondono prontamente con un "how are you" di ritorno. Quelli che invece ascoltando la risposta colgono l'origine non solo non newyorkese, ma neanche americana, passano alla seconda domanda: "where are you from guys?.
Sven ed io, neanche a metterci lì apposta a contare i quarti, riusciamo sempre a rispondere simultaneamente.
- From Germany! - From Italy!
E l'interlocutore resta abbastanza interdetto. Segue subito rettifica da parte mia: "io sono italiana ma vivo in Germania", il che tecnicamente fa di me una girl from Germany.

Cavolo, la domanda "where are you from guys" mi mette in crisi! Io al mio "from Italy" non ci voglio rinunciare! È parte di me, dice esattamente quello che sono e quello che non sono, spiega tante cose. Il passo da girl from Germany a german girl lo sento linguisticamente troppo breve e posso immaginare quanto più sia ravvicinato nella testa di un americano. Chissà se tra un californiano ed un texano c'è  la differenza enorme che c'è tra un italiano e un tedesco! Dire che vengo dalla Germania non fa di certo di me una tedesca, lo so io ed è ovvio anche per i miei nuovi "conterranei" d'oltre cavolo. Ma loro, gli amis, lo sapranno?
E mi chiedo: se vivessimo in Spagna come risponderebbe Sven? Razionalmente "from Spain" o patriotticamente "from Germany"?

Una domanda, due risposte possibili e l'agghiacciante presa di coscienza del fatto che le radici si stiano assottigliando sempre più, tirate a più non posso dal passare degli anni e dai kilometri di viaggi avanti e indietro. Un giorno si spezzeranno, che ci piaccia o no.

In un negozio di souvenir sulla Fifth Avenue la cassiera asiatica ha ascoltato bene le nostre risposte e poi ci ha chiesto come riusciamo a stare insieme. Dice che ne vede tutti i giorni di turisti tedeschi e italiani e nota che gli uni non hanno minimamente a che fare con gli altri. "È vero, lui è un testone strapreciso, roba da prenderlo a schiaffi" - "E tu sei una casinista con la testa tra le nuvole!". Eppure stiamo bene insieme, ci compensiamo. Una ammorbidisce l'inflessibilità crucca dell'altro, l'altro dona struttura al caos esistenziale dell'altra. 
Forse io ho un po' italianizzato lui e lui un po' tedeschizzato me?
O, semplicemente, quando si tratta di amore non c'è nazionalità che tenga?

L'imbarazzo del where are you from ci ha però salvati in qualche occasione. 
Ultimi giorni di viaggio di nozze in un villaggio vacanze turco, uno di quelli in cui, dicevamo, non avremmo messo mai piede finché morte non ci separi, e invece l'offerta era buona, qualche mese prima siamo stati a zonzo per il Sudamerica, in fondo un po' di relax dopo il matrimonio ci vuole...comunque Mai Più!
L’animatore passava ogni mezz'ora sperando di raccogliere gente per l'acquagym, il torneo di freccette, il gelato a bordo piscina...(ecco il motivo del Mai Più) Un giorno viene da noi e ci fa: "se indovino di dove siete venite a giocare a ping-pong?". Accettiamo la sfida, hai 3 tentativi. 
you are... you are...
Difficile eh? Lui biondo come il grano, la pelle chiara come l'emmentaler. Io scura come il fondo della moca. Due pronunce diverse. No, non siamo né francesi, né russi, né olandesi. Niente ping pong e soprattutto esentati dall'odiosissimo gioco nazioni!
Quasi a dire che noi che abitiamo altrove, destinati a spostarci di città in città e di nazione in nazione, che non ci sentiamo arrivati da nessuna parte o forse abbiamo fatto di ogni tappa una parte della nostra casa... noi cervelli e cuori in fuga, giovani curiosi, anime in viaggio, cercatori di fortuna, in fondo siamo semplicemente i nuovi cittadini del mondo, alla faccia dei confini, delle convenzioni geografiche e di tutte le differenze condite di pregiudizi di cui ci hanno parlato da piccoli.
Però il caffè me lo porto dall'Italia che all'estero fa schifo, dal parrucchiere vado solo a Milano che io dai crucchi non mi faccio toccare, Natale senza panettone non esiste...