Oggi
parliamo di frustrazione.
Quel sentimento di "delusione per il mancato
appagamento di un'aspettativa" - dice il dizionario. Mi viene naturale
confrontare il senso di frustrazione prima e dopo il passaggio d'oltre cavolo.
Prima era la delusione per un voto troppo basso a un esame facile, per un
colloquio di lavoro andato così così, per quella storia finita in silenzio. Tirando
le somme del passato milanese mi ritengo fortunata e non credo di essermi
sentita tanto frustrata da ragazzina.
In
questo momento preciso della mia vita invece, quando tutto sembra sistemato, il
senso di frustrazione lo sto provando quasi tutti i giovedì.
Il
motivo di tutta questa frustrazione? Il cambio degli armadi.
Il
corpo è cambiato, i gusti sono evoluti, i maglioni di lana che tanto mi
piacevano sono ormai sul filo dell'abbandono. Sfrutto quindi il nuovo ufficio
in centro e un pomeriggio alla settimana senza crucchini per andare a fare
shopping, illudendomi così di essere pronta quando il freddo violento arriverà
sul serio.
E qui
casca il cavolo! Per un cardigan nero, non dico di cachemire o tutto tutto di lana,
che non sia da nonna in carriera o da fashionista disperata, meno di 100/130
euro non si trova niente. E avendo un nanetto che ogni giorno, quando lo vado a
prendere, mi inonda di affetto, moccio, bava e pezzi di roba appiccicosa, e dovendo
di fatto risollevare le sorti del mio guardaroba con una piccola scorta di
pullover, capirete bene che 100 euro a botta sono forse un po' tantini.
Se però
ci si butta nella fascia media (o medio bassa), lo scenario delle possibilità
si riduce a ciò:
- capi
in 450% acrilico, che solo a vederli ci si inizia a grattare.
- capi
in misto cotone o viscosa sottile sottile. A ottobrequasinovembre.
E su
questo secondo punto vi illumino, perché sicuramente ve lo sarete chiesti come
funziona.
Ho studiato
le mie colleghe, come vengono al lavoro vestite di niente, che a volte si
dimenticano il maglione a casa, anche in inverno inoltrato - eh ma tanto il
pezzo a piedi è corto, per il resto sono sui mezzi.
Loro e le
altre persone che ho osservato puntano tutto sulla giacca a vento. Perché sul
giaccone invernale non si risparmia. Puoi risparmiare facendo la spesa
all'Aldi, che con 25 euro ti compri 4 corsie. Oppure puoi risparmiare sul
taglio di capelli, dando 10 euro ad un parrucchiere curdo con conclamata cecità
bioculare. Ma non puoi risparmiare sulla giacca a vento che deve essere super
tecnica e attrezzata. Quella che si usa per andare sull'Everest, qui la mettono
per le normali faccende quotidiane. Nel negozio Globetrotter, uno dei più noti
della città, c'è addirittura una cella ghiacciata in cui testare le temperature
estreme a cui la tua giacca resiste, con te dentro.
Resta
ancora irrisolto il metodo per non congelare negli uffici in camicetta, quando
l'accalorata di turno ha bisogno di fare entrare un po' d'aria fresca e tiene
le finestre aperte a meno dieci.
Questo
il nuovo significato della parola frustrazione, lo scazzo dopo lo shopping
serio ad Amburgo. Avere bisogno di una cosa tanto semplice, come un cardigan
nero carino ed easy per l'inverno, e non trovarlo da nessuna parte. Uscire
dall'ufficio piena di speranza, decisa ad evitare a tutti i costi l'H&M e
tornare a casa senza nemmeno un sacchetto. Sapere che anche la scarpiera è carente e aspettare il prossimo giovedì sapendo esattamente come andrà a finire.
E a condire il tutto una volta a
casa, essere accolta dai bimbi con sorrisi smaglianti, perché andare col papà
nel lego store è davvero una figata e ci hanno pure regalato un omino!