Il rientro ad
Amburgo, di cui il mio sfogo linguistico qui, non poteva essere termicamente
più scioccante. Dai 30 gradi delle strade dello Sri Lanka ai -4/5/6/7 (percepiti meno venti) di Amburgo, con strato ghiaccionevoso a rendere il tutto
otticamente più traumatico.
Il rituale di
vestizione dei bambini prevede canottiera o body, maglietta a manica lunga resa
più cool dal secondo strato a manica corta, pile, pantacollant, pantalone,
pantaneve, tre giri di sciarpa, cappello, cappuccio in caso di precipitazioni,
guanti.
Tempo necessario: 35 minuti. A bambino.
Loro poi fuori
non sentono niente, a parte un pizzicorio frizzante sulle poche parti del viso
impossibili da coprire. Gli imprechi della parte genitoriale meno imbottita potete ben immaginarveli – eventualmente in due lingue.
Tutti si
lamentano del freddo. Anzi, tutti si lamentano perché il fredddo è arrivato
senza preavviso e in assenza assoluta di gradualità – un atteggiamento
meterologico tipicamente anseatico riscontrabile soprattutto in “estate”.
Tutti soffrono
il gelo. Tutti tranne il papà di Tom.
Il papà di Tom
porta Tom all’asilo indossando solo una polo a maniche corte. Ripeto: a maniche
corte. La mattina alle 8. A meno 7.
Il papà di Tom
si becca gli sguardi indiscreti, increduli, indignati di tutti gli altri
genitori.
Il papà di
Tom, con la sua sfrontatezza stagionale, riesce addirittura a scatenare contatti
verbali tra semi-sconosciuti negli spogliatoi dell’asilo. E, credetemi, tra
germanici amburghesi con ritmo mattutino serrato è cosa più unica che rara.
L’ho visto e l’ho vissuto ieri mattina. Una mamma proprio non ce l’ha fatta a trattenersi e gli ha
chiesto sfacciatamente (cosa che mi piace assai) se non avesse freddo.
Il papà di Tom
alza una spalla, piega leggermente la testa di lato con una smorfia orgogliosamente divertita e
spiega che lui è in giro in macchina, il pezzo a piedi è breve.
Inutile
commentare.
Se ne va,
riesce al freddo insieme alla mamma che gli aveva rivolto la domanda. Io, che
ovviamente non mi sono persa mezza sillaba, resto nello spogliatoio con
un’altra mamma presa nelle operazioni di svestizione del pupo e, decisa a voler sfruttare a tutti i costi l’apertura degli
argini della comunicazione, butto lì uno dei miei soliti commenti scemi: "beh,
beato lui che l’estate ce l’ha nel cuore" *sorrisino*.
E sapete questa cosa fa?
Mi risponde, nonostante sia solo la ventesima volta che mi incontra.
“Na ja (e chi
non conosce o usa l’espressione na ja vada s u b i t o a leggere e impare qui), altro che estate...io 'sto tipo davvero non lo capisco, non è la prima volta che lo vedo girare così.
Pensa quando suo figlio vorrà girare in maglietta d’inverno, poi come fa a
dirgli di no? Bell’esempio!”.
“Mah, mica che
sia proprio questo il modo per fare diventare i nostri bambini degli uomini
forti?”.
Risatine. Fine
della conversazione.
Quando esco mi
torna incontro il papà di Tom e mi dice “ops, ho dimenticato qualcosa”. E io...
non resisto!!! e rincaro con “cosa, il maglione?!?!?”.
Il papà di Tom si ferma e
ride.
Buona giornata
anche a voi!